Il monumento più importante, ricco di storia e d’arte, che il nostro paese vanta è l’Abbazia di Rambona. Essa sorge a pochi chilometri dal capoluogo della provincia di Macerata, a breve distanza da Pollenza, ad ovest del centro abitato, lungo la media valle del Potenza. Testimonianze storiche fanno risalire la sua costruzione intorno all’anno 891 - 898 ad opera della regina longobarda Ageltrude, figlia di Adelchi principe di Benevento e moglie di Guido, duca di Spoleto e marchese di Camerino. Purtroppo questa bella e potente Abbazia che nell’alto Medioevo possedeva beni, chiese e priorati, nel 1443 subì il saccheggio e l’incendio da parte di Ciarpellone, capitano di Francesco Sforza. Il monastero andò completamente distrutto e la chiesa rimase abbandonata.
Oggi dell’antico tempio rimangono solamente il Presbiterio e la Cripta in quanto le navate della chiesa, nella seconda metà dell’ottavo secolo, furono separate dal resto del monumento e trasformate in abitazioni private.
La cripta è molto ampia, è divisa in tre navate con volte sostenute da due pilastri e dodici colonne che si ergono su basamenti di forma diversa, gravate di capitelli i quali nella linea e nella decorazione possono dirsi di epoca altomediovale, scolpiti quindi in funzione dell'edificio.
Molti Storici e Critici d’arte, italiani e stranieri, si sono occupati di questo prezioso monumento, carico di anni e bisognoso di radicali restauri, che racchiude tra le sue mura tanta storia ancora da svelare; ultimo tra loro il prof. Aldo Nestori - docente di Archeologia Cristiana dell’Università di Macerata - sotto la cui direzione negli anni 1981 e 1982 sono stati fatti dei sondaggi che hanno portato al ritrovamento di parte delle fondazioni della facciata e del pilastro di destra del’antica chiesa che mostrano il riutilizzo di materiali provenienti da edifici di età classica. Sotto l’absidiola della testata della navatella destra, è stata scoperta una cella eremitica a pianta rettangolare con il piano in terra battuta alla quale si accede alla Cripta attraverso una piccola apertura. Secondo la tradizione, in questa cella si ritirava a meditare S. Amico - monaco, sacerdote, abate - che dimorò nel monastero di Rambona intorno al Mille. La testimonianza più autorevole e preziosa circa la vita e la santità del glorioso Abate la troviamo nel «Liber Gratissimus» scritto da S. Pier Damiani nel 1052 ove si legge: «AMICUS ABBAS RAMBONENSIS FILIUS BONJOANNIS MILITIS CASTRI MONTIS MILONIS NATUS EST IN EODEM CASTRO... MORTUS EST IN HOSPITIO DIVIE MARIAE INFRA EODEM CASTRO SITO IN QUO AEGROTANS DE LATUS EST».
Il ritrovamento più sensazionale avvenuto durante i suddetti sondaggi è un piccolo santuario, scavato nella roccia argillosa, dedicato al culto delle acque e alla dea Bona, protettrice della fecondità. E’ un ipogeo triconco con un corridoio e scala di accesso, un tempo in diretta comunicazione con la cripta e con la navata centrale della chiesa, ma oggi - purtroppo - non accessibile al visitatore in quanto compreso nei sotterranei della proprietà del conte Filippo Antonelli Incalzi che comprende anche la navata centrale e settentrionale dell’antico Tempio.
Ci troviamo pertanto anche a Rambona di fronte ad uno dei tanti casi di sostituzione di culto che interessano molteplici santuari pagani più o meno importanti.
 

Notizie dalla provincia di Macerata

L'abbazia altomedievale di Rambona è una delle più suggestive delle Marche.
La sua origine risale al secolo VII-IX, quando una comunità benedettina si stabilì sul luogo e costruì un notevole edificio di culto- di cui oggi si conserva in particolare l'interessantissima cripta - originariamente dedicato ai Ss.Gregorio, Flaviano e Silvestro.
Un eccezionale documento, per la capacità di testimonianza e per le qualità artistiche, ci permette di risalire con precisione alle origini dell'abbazia.
Un dittico di avorio del sec.IX-X presenta delle iscrizioni che rimandano all'imperatrice Ageltrude, figlia di Adelghis, principe di Benevento, moglie di Guido duca di Spoleto e Camerino, imperatore dal 891.
Il documento, insieme ad un diploma di Berengardo I, re d'Italia, che conferma alla nobildonna la proprietà dell'abbazia, colloca l'origine della stessa negli anni immediatamente precedenti all' 889.
La datazione corrisponde ad un momento di particolare vitalità dell'ordine benedettino che conosce un'ampia diffusione, specialmente nelle Marche, terra di confine e di conflitti, nella quale la presenza dei monaci serviva a rafforzare le tendenze espansionistiche dei vari duchi e vescovi.
Di certo l'abbazia abbracciò la riforma cistercense il cui passaggio non ha subito segni nella fisionomia dell'edificio che presenta le caratteristiche tipiche delle costruzioni benedettine delle origini.
La fortuna del cenobio subì un violento colpo di arresto con l'arrivo delle truppe di Francesco Sforza che saccheggiarono e distrussero buona parte del complesso abbaziale, tanto che Eugenio IV, i un ultimo tentativo di risollevarne le sorti, decise nel 1435 di destinare i suoi beni prima al Vescovo di Camerino e tre anni dopo, all'Abate di S.Lorenzo in Doliolo di San Severino Marche.
Provvedimenti inutili che non impedirono l'amministrazione commendataria che si susseguì dal 1483 al 1821.
Neanche il ritorno dei monaci cistercensi, ottenuto nel secolo XVIII dal cardinale commendatario Pietro Conti, riuscì a ricostituire un'attività cenobitica efficace per contrastare la decadenza.
Distrutto il monastero, mutilata la chiesa, il luogo divenne in parte proprietà privata e solo il riconoscimento della funzione parrocchiale, di fatto istituita nel 1819, ha impedito il totale disfacimento dell'edificio.
Intorno al 1000 vi visse Sant' Amico, secondo abate di Rambona, le cui spoglie sono conservate nella cripta.
Nel corso dei secoli il complesso monastico ha subito numerosi e consistenti rimaneggiamenti.
Del complesso abbaziale rimane intatta la sola parte absidale, dato che la casa monastica è andata distrutta fin dai tempi di Francesco Sforza e la navata della chiesa è stata trasformata in abitazione privata tra il XVIII e il XIX secolo.
La parte superstite comunque è di qualità tale da consentire agevolmente di indicare in S.Maria di Rambona uno degli edifici chiesastici medievali uno dei più suggestivi della provincia di Macerata.

http://www.provincia.mc.it/areaa/ci_tr_tu/Giubileo/
CITTA%27/Pollenza/poll3.htm